TESTIMONIANZE DI UNA VITA DEDICATA ALL'ARTE


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Il lavoro di Francesco è una continua ricerca formale e di qualità tecniche che richiede concentrazione e silenzio, e forse è questo uno dei motivi per cui egli tende a volte ad isolarsi nel suo studio; ma per una chiacchierata con gli amici o una cena in loro compagnia è sempre disponibile. Il mondo dell'arte è sempre stato il suo oggetto di conversazione preferito; purtroppo molti di coloro che condividevano le sue passioni sono scomparsi, alcuni dei quali prematuramente.
Difficilmente si annoia ed il tempo non gli basta mai, perché la sua mente creativa gli propone sempre nuovi motivi di progettualità.
La pittura occupa gran parte delle sue giornate, scandite quasi sempre uguali le une alle altre. Qualche volta per rilassarsi, dopo un'intensa giornata, si siede davanti alla tastiera e strimpella qualche motivo. La sera, dopo cena, non rinuncia mai, sia d'inverno che d'estate, alla immancabile passeggiata col suo cane.
Detesta la superficialità e la presunzione dovuta all'ignoranza, è critico verso gli interventi sul paesaggio i quali stanno cancellando l'incanto e la poesia dei luoghi che erano stati una fonte di ispirazione di molti suoi quadri all'inizio della sua carriera artistica. Ma la cosa che lo irrita maggiormente è il disbrigo di tutte quelle pratiche burocratiche che purtroppo si presentano a scadenze più o meno fisse e che finisce per delegare a me.

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Francesco si indigna di fronte ad ogni tipo di violenza e di sopraffazione dell'uomo verso i propri simili, gli animali e la natura in genere. Ritiene la guerra un modo inutile e brutale per risolvere le controversie tra gli stati. Alcuni episodi vivissimi nella sua memoria, risalenti all'ultimo conflitto mondiale, sono molto eloquenti.
Nell'autunno del 1944 si trovava a Segusino (TV), dove il padre lo aveva mandato ritenendolo più al sicuro; invece, a causa di una rappresaglia partigiana, i soldati tedeschi ordinarono a tutti gli uomini di radunarsi nella piazza del paese e li costrinsero a camminare fino a Lentiai (BL), sotto una fredda pioggia autunnale. Una coperta gli copriva le spalle e qualche grappolo d'uva rimasto sui tralci delle viti gli alleviava la fame. Il sollievo fu grande quando la sera, dopo un discorso minaccioso di un ufficiale tedesco, fu rilasciato per la sua giovane età insieme ad altri più anziani o inabili al lavoro. Ricorda il ritorno nella notte, la sosta in un fienile e il dolce risveglio all'alba, nonostante il freddo pungente, per la riacquistata libertà. Intorno, le cime dei monti erano imbiancate dalla prima neve di quel rigido autunno di guerra del 1944. Ancor più grande fu il sollievo alla vista del padre che, avvertito, gli veniva incontro in bicicletta con del cibo in una borsa.
Un altro episodio che lo turbò accadde quando vide un gruppo di ebrei, confinati a Quero in seguito alle leggi razziali, fatti salire su un camion tedesco con maniere brusche e concitate. Non seppe più nulla di loro, capì solo alla fine del conflitto che quegli uomini erano finiti in uno dei tanti campi di concentramento nazisti. Alcuni li aveva conosciuti in quanto frequentavano il laboratorio del padre.
Proprio contro la guerra, Francesco esegue nel 1984, insieme a Vico Calabrò, Aldo De Vidal, Ada Genova, Claudio Nevyjel e Tono Zancanaro, un'opera grafica per una cartella dal titolo "Sei artisti per la pace".


FOTO N. 7 = 2000 FOTO N. 8 = 2000 FOTO N. 9 =  2000


In ordine: FOTO N. 7, 8, 9, (clicca sopra per ingrandire ogni singola foto)


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